mercoledì 10 ottobre 2012

L'importanza del cromosoma Y

Ho dovuto aspettare un paio di giorni per poter scrivere con calma questo post.
Avevo bisogno che passasse la piena del fiume, che tutti gli improperi e le vanaglorie autoimpostemi dai miei vicini  fossero sopite dal mio silenzio, per poter ritornare sul mio tavolo da lavoro e buttare giù le poche righe sulla mia sensazionale scoperta:

signori, signore, LE MISURE NON CONTANO
La dimensione artistica





Non fraintendete, lo so che su molte/molti di voi si sta già disegnando un sorriso malizioso. Non mi riferisco assolutamente a dimensioni penine, e varie allusioni che potrebbero sollevare i tormentati ego maschili.

Vi parlerò invece di qualcosa di molto piccolo, di una dimensione non visibile al nostro occhio, quasi totalmente privo di ogni funzione, perfettamente innocuo nel 99% della sua potenzialità. 
Vi parlerò di qualcosa che potrebbe sembrare assolutamente INUTILE, ma che in realtà proprio dietro quell'1% cela un enorme POTENZA.

Signori, vi parlerò dell'importante cromosoma Y.

Il cromosoma Y è lungo solo un terzo del cromosoma X quindi la stragrande maggioranza dei geni del cromosoma X sono "indipendenti" ovvero non hanno un "omologo" nel suo cromosoma compagno Y. 
Fin qui niente di sensazionale, il cromosoma X è abituato a viaggiare da solo, anche nella donna, uno dei due normalmente si spegne (non vorremo mica che la donna diventi troppo potente sovvertendo tute le teorie creazionistiche sulla costola di adamo...).
Questo cromosoma non ha la classica forma ad x come ci immaginiamo i nostri cromosomi ma è un salsicciotto strozzato a due terzi della sua lunghezza.
Si stima che il cromosoma Y abbia solo 90 geni, contro il migliaio del cromosoma X, concentrati tutti in una regione, per cui la maggior parte del cromosoma è costituita da eterocromatina (un sostantivo elegante per definire un grosso groviglio di fili di DNA che non ha alcuna funzione genica).

Quindi in definitiva il cromosoma Y è piccolo, monco, e per di più è lì per circa 32 proteine.
Ti vien quasi da pensare: è inutile.

Ma no, miei cari, è un cromosoma fondamentale per chi ce l'ha. Ti fa diventare maschio.
E questo misero dettaglio mi ha portato alla luce della mia lampada verde, sopra le maioliche del mio bancone a riportare l'importante scoperta di questi giorni.

Il cromosoma Y ti dà poteri enormi. 
Innanzitutto non ti fa venire le mestruazioni 5 giorni alla settimana, una volta al mese, per circa 40 anni della tua vita, con un notevole risparmio di soldi alla Lines. Un uomo medio consumerà pannolini nei primi due anni di vita, e se arriva alla soglia degli 80 negli ultimi 10 di questa, quindi di fatto impatta meno sull'ambiente.

Altro vantaggio: ti rende sensibile ad un solo ormone, il testosterone. Il che non sempre è un bene, se troppo rischi di rimanere senza capelli, ma l'uomo per lo più se ne frega. Di certo non dovrà lottare con gli sbalzi a cui sono soggette le donne, non avrà i malditesta premestruo, non si commuoverà davanti ad un film comico solo perchè il giorno dopo sta per arrivare il ciclo. Non si sentirà gonfio perchè gli si è gonfiato il petto, ma solo perchè la birra con i fagioli al chili e cipolla con la carne salada continuano ad essere una combo pericolosa, che dopo una sosta in bagno è già passata.
Per non parlare della completa assenza di empatia verso qualsiasi manifestazione del mondo esterno. Come donna posso annoverare l'empatia tra i miei pregi come tra i miei difetti. Fastidio, sentire un moto di compassione ed immedesimazione nella sofferenza degli altri che ti fanno pensare più di 3 secondi alle reazioni dell'altro, frenando tutti gli istinti primordiali di preservazione della razza.

Ma soprattutto e dico, SOPRA A TUTTO, i pochi piccoli miseri geni del cromosoma Y fanno sì che tu possa lanciare sperma a caso, ingravidare le donne, ma poi non subire alcun problema da tutto questo.
L'uomo oltre a non vivere fisicamente la metamorfosi del corpo che si prepara a terminare la gestazione con un anguria dentro la pancia, e a doverla poi espellerla da un buco del diametro di un pompelmo, non ha la funzione spina del latte fresco a temperatura ideale di servizio (37°) a cui il nascituro fa ricorso ogni 3-4 ore, notte compresa, per almeno i primi 4 mesi di vita. Per questo motivo, l'uomo non è obbligato ad assentarsi da lavoro, ma va a lavoro lamentandosi anche della notte insonne perchè il giorno dopo non rende.
Se è coscenzioso prende qualche giorno dopo il parto, ma poi torna nel tranquillo ufficio.
Inoltre essendo praticamente privo di empatia, si preoccupa del sopperire ai bisogni primari della famiglia, pur rivendicando la sua autonomia come lavoratore, rientrando tardi da lavoro, o dalle partite con gli amici una volta a settimana.
Tutto questo rende l'uomo il sesso preferito da tutte le aziende. Che fanno di tutto per tenerti stretto.

La presenza dell'uomo infatti equilibra le dinamiche di un gineceo che potrebbe implodere nelle sue faide interne, senza soluzione di continuità, e soprattutto qualora la capa sia donna, l'uomo suscita tutto l'amore materno che la donna in carriera aveva seppellito (o non ha mai avuto).

Recenti studi osservazionali da me condotti mi hanno dimostrato che al di là del merito, sul quale non ho effettuato analisi approfondite in quanto non pertinenti con la ricerca e variabili estremamente sottoposte alla soggettività per essere parametrizzate, il sesso è un fattore determinante per la tua crescita e la carriera, non pone infatti freni al tuo avanzamento di ruolo, non limita il confronto con i capi e di fatto non congela la tua attività con la maternità.

Questi studi completano e avvalorano la mia teoria. Le dimensioni del cromosoma non contano, contano i suoi contenuti.

In Italia, al momento nascere maschi ti dà già qualche bonus in più. 
Io aspetto un figlio maschio, e oggi sto pensando che spero sappia mettere a frutto questi bonus.

venerdì 5 ottobre 2012

La sindrome di Dio

So bene di non avere le qualifiche scientifiche dei miei due coautori, tuttavia recentemente ho fatto una grossa scoperta scientifica.
Ho dovuto dedicare alla materia molti e gravosi studi e, in parte, possiamo giustificare la mia assenza da queste pagine in seguito all'impegno sostanzioso che la ricerca mi ha richiesto.
 
La  psicanalisi e la psicoterapia mi riconosceranno  la messa in evidenza di un nuovo disturbo della personalità, da me nominato "la sindrome di Dio". 

Questo disturbo, come il disturbo narcisistico della personalità è caratterizzato da una particolare percezione del Sé  che come nel disturbo narcisistico della personalità, può essere definito un Sé Grandioso. 

Nella "sindrome di Dio" a differenza del disturbo narcisistico della personalità  spesso caratterizzata  da una immagine interiore eccessivamente idealizzata,  si riscontra la totale e univoca identificazione del soggetto in Dio.
Poiché il soggetto crede fermamente di essere Dio, seguono una sorta di comportamenti a volte punitivi a volte caritatevoli tipico della divinità.
 
La diagnosi secondo il criterio  DSM IV richiede che almeno 5 dei seguenti sintomi siano presenti perché possa essere identificata quale patologia :

1) Il soggetto, in fase di ammirazione, tenderà ad affermare che possiede quello che possedete voi ma in misura esponenzialmente maggiore e migliore della vostra ( grazie al cazzo lui/ lei è Dio!)

2) Il soggetto, in fase critica, tenderà a sminuire le sue caratteristiche solo per accentuare quanto meno ne possediate voi ( " Non che io sia bravissimo/a però tu .... Non sono perfetto/a ma tu...Ho molto da imparare però tu... ecc. ecc).

3) L'individuo affetto crede di essere speciale, unico e qualora si trovi in relazione con persone che non riconoscono la sua unicità la rimproverano di avere atteggiamenti da divo che nella sua prospettiva è assolutamente inaccettabile essendo monoteista ( Non c'è altro Dio all'infuori di lui/ lei).

4)Il soggetto crede sempre di dover dare una sua opinione sulle cose, sugli eventi e sulle persone, soprattutto quando non richiesto ( in quanto Dio non ci sono cose che non sono di sua competenza). 

5)Tutto quello che fa è a beneficio o a discapito degli altri , ossia non ci sono cose che possano lasciare gli altri del tutto indifferenti, ed è quindi a disagio qualora non sia al centro dell'attenzione e la sua azione non sortisca l'effetto di deus ex machina della vicenda.

6) In alcuni casi il soggetto, dopo aver ficcanasato nelle questioni decide di astenersene, essendo lui/ lei Dio e quindi superiore per definizione, prova un repentino disinteresse per qualsiasi questione.

7) Quando non assecondato diviene iroso/a, rabbioso/a ed invidioso/a, ( Che Io (Dio) ti fulmini!).

8) Il soggetto è convinto che gli altri debbano soddisfare le sue aspettative e che debbano dedicare almeno un giorno alla settimana ( oppure un mese all'anno) alla sua celebrazione. 

9)Il soggetto si definisce indistintamente come un creativo oppure un artista. 

Nella letteratura.

L'identificazione di questo disturbo della personalità è stato particolarmente gravoso in quanto spesso i sintomi sono stati confusi con quelli della schizofrenia. 
Gli studi da me condotti, non sono ancora sufficientemente ampli per poter stabilire la percentuale di diffusione del disturbo, che tuttavia sembra piuttosto diffuso e che pare colpire maggiormente individui in età matura, senza distinzione di sesso. 
Recentissimi studi hanno concentrato l'attenzione su alcune classi professionali, come ad esempio,  i liberi professionisti nel campo della fotografia; non si escludono però altre categorie professionali.
Ne fu certamente affetto Pablo Picasso quando pronunziò la sua celebre frase " Credo di sapere cosa si prova ad essere Dio". 


martedì 25 settembre 2012

Summertime Blues (there ain't no cure for the)

From now on, I'm going to write my posts both in English and Italian. It's good practice, and I still have loads to learn.
(and yes, I'm cheating. Every now and then, I'm getting extra help. Thanks, Danielle).

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Too much time has passed since I wrote in my log. My crew tonight is on land, off duty.
They crowd all the harbor taverns, looking for rum, women and songs.
I'm alone on the ship, exept for the riflemen squad still on duty and for the ill lookout in the sick bay.
The warm waves keep me company this hot summer night, and I think about times past.
Was this a full summer? I'd say so.
I said goodbye to someone, and I got acquainted with someone else.
I found a new friend, and I lost an old one.
I played beer pong; I was shot in paintball; I went to an American barbecue. I saw fireworks on the Forth of July and Atlantic City casinos. I walked over the Brooklyn Bridge at sunset and through Times Square at midnight; I saw an aircraft carrier and the space shuttle. I witnessed a fight and subsequent police intervention. I saw drug smuggling. I went sailing; I went to horse races, to indie, rock, and rap concerts.
I saw a baseball game in a stadium, and went to pubs for football ones. I had Mexican food with Mexican people, Chinese food with Chinese people, Japanese with Japanese and American with Americans. I hosted drunk women in my home. I took some of them in from the street in front of my house, and walked some of them to theirs. I went to Gay Pride Day and Pirate Day.
I played my guitar and someone else’s. I talked about politics and religion. I explained Italy to those headed there and I had America explained by those who always lived here.
I walked a lot, swam even more, and danced more than I ever did in past years.
I smiled making love; I cried feeling lonely; I felt at home, and felt like a stranger.
I made Baltimore the city I've lived in for the longest time (after Modena).
I toasted with Lambrusco, with Rochefort 8, with Natty Boh and with Negroni.
I discovered new authors, new stories and new books to delve into.
I sacrificed mice and created new viruses. I managed to converse with my taciturn colleagues.
I fell in love. I got depressed. I was moved, and I was bored.
I lived.
I lived not as much as I could, but more than I believe I could.
I still have a long journey ahead.


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Dopo troppo tempo riprendo in mando il mio diario di bordo. La ciurma stanotte e' a terra, in liberta'. Affollano le taverne del porto, cercando rum e donne e canzoni.
Sulla nave sono solo, a parte la squadra di fucilieri di turno e la giovane vedetta malata in infermeria.
Mentre lo sciabordio delle onde calde della notte d'estate mi culla, riprendo quete pagine, pensando al tempo trascorso.
E' stata un'estate piena? Direi di si.
Ho perduto una persona, ne ho trovata un'altra.
Ho guadagnato un amico in piu', ho salutato un'amica in partenza.
Ho giocato a beer pong, mi hanno sparato al paintball, sono stato ad un american barbecue. Ho visto i fuochi del 4 luglio e i casino' di Atlantic City. Ho camminato sul Brooklyn Bridge al tramonto e per Times Square a mezzanotte,  dentro una portaerei e davanti allo Space Shuttle. Ho assisito ad una rissa e all'internvento della polizia. Ho visto un traffico di droga. Sono stato a navigare a vela, alle corse dei cavalli, a concerti indie e rock e rap. Ad una partita di baseball allo stadio e a partite di football nei pub. Ho mangiato messicano con messicani, cinese con cinesi, giappoense con giapponesi, americano con americani. Ho ospitato donne ubriache, ne ho raccolte svenute dalla strada davanti casa, ne ho accompagnate a casa altre. Sono stato al Gay Pride e al Giorno dei Pirati.
Ho suonato la mia chitarra e quella altrui, ho discusso di politica e di religione, ho spiegato l'Italia a chi doveva andarci e mi sono fatto spiegare l'America da chi ci sta da sempre.
Ho camminato tanto, ho nuotato di piu', ho ballato piu' di quanto avessi fatto gli anni passati.
Ho sorriso facendo l'amore, ho pianto sentendo la solitudine. Mi sono sentito a casa e mi sono sentito fuori posto.
Ho reso Baltimore la citta' in cui ho passato piu' tempo al mondo, dopo Modena.
Ho brindato con Lambrusco, con Rochefort 8, con Natty Boh e con Negroni.
Ho trovato nuovi autori da leggere, nuove storie da scoprire e nuovi libri in cui viaggiare.
Ho ucciso topi e creato virus, sono riuscito a chiacchierare con i miei colleghi silenziosi.
Mi sono innamorato, mi sono depresso, mi sono emozionato e mi sono annoiato.
Ho vissuto.
Meno di quanto avrei potuto, piu' di quanto pensavo di poter fare.
Il viaggio e' ancora lungo.


domenica 19 agosto 2012

Tema: le tue vacanze estive

Sottotitolo: non mi vedete ma io ci sento benissimo.
E finalmente sono arrivate le vacanze.
L'incubatore mobile che mi porta in giro da 5 mesi mi ha portato per la prima volta, da quando ho una mezza coscienza, nella sua terra natìa (la prima non ero che un grumo di cellule).
Queste le cose più importanti che ricordo. 
Ho fatto il primo bagno in mare. è come sentirsi dentro una lavatrice, senti il rumore delle onde e dei pesci ma la voce della donna e dell'uomo che l'accompagna non si sentono quasi per niente. è bellissimo finalmente posso rilassarmi un pò. quando esco scalcio nella speranza che si rituffi, ma il più delle volte resto al caldo con quella luce fortissima. Il mare comunque mi piace.
Ho conosciuto i nonni. Credo siano un pò sordi. Parlano forte. Che avranno da urlare anche loro? E poi, che si diranno? Parlano una lingua strana, familiare sí (l'incubatrice la usa spesso), ma tono e velocità sono un pò diversi. Li sento ma non li capisco. L'incubatrice il più delle volte dopo 20 minuti con i nonni inizia ad innervosirsi. Dopo poco si allontana. Le mie orecchie nuove, ovviamente, ringraziano. 
Ho sentito per la prima volta alcuni gusti nuovi. Ad esempio una volta di mattina siamo andati da qualche parte. Io avevo fame. Dopo poco è arrivata una cosa fredda, dolce, acquosa come il ghiaccio ma cremosa seguita da qualcosa di caldo con un forte odore di vaniglia..l'incubatrice mugolava di gusto ma poi si è lamentata fino all'ora pranzo che non aveva ancora fame. Però a me è piaciuta questa colazione estiva. 
Quel giorno comunque non mi ha portato al mare. Per ripicca ho iniziato a premere nel basso ventre cosí le si sono gonfiati i piedi. Giusto per farle capire chi comanda! 
Infine ho scoperto in questa vacanza, che il posto dove siamo è pieno di gente che ama il contatto fisico. E con il caldo non è un granchè: io resto immobile e non mi faccio sentire, si sa mai che pensino sia un gesto di simpatia. Però il piú delle volte è l'incubatrice e l'uomo che l'accompagna a toccarmi. Li riconosco dal tatto. Ma anche con loro non so se c'è da fidarsi...

edit 20/09/2012: sarà stato questo post a fare andare in crash il sito?

mercoledì 1 agosto 2012

Ti ho mai detto che sono stato colpito da un fulmine 7 volte?

Mi piace stare in cucina, potrei fermarmi qui, ed invece scriverò un bel post lungo così per tediarvi un pò. Mi piace cucinare per qualcuno, muovermi al ritmo del soffritto per preparare qualcosa di buono. Ma non perchè sia buono in sè; non sono mai stata un'esteta. Mi piace guardare la persona, o le persone, al primo assaggio: guardare le loro espressioni, di stupore, di quella breve istantanea estasi che provi solo al primo boccone, e in cui tutti sono disarmati. E da lì che sai davvero come è andata. Alcuni dei momenti in cui mi sono sentita in "famiglia" anche a 1400 km dai genitori, li ho passati in cucina. Per me cucinare rappresenta, il modello di laboratorio della vita reale, con i suoi vantaggi (la riproducibilità, i costi contenuti, la semplicità) e i suoi svantaggi (è un modello, quindi è semplificato, non ha tutte le variabili/imprevisti della realtà). E come in laboratorio, io sperimento ed imparo. Un giorno vorrei diventare come il nonno in "un tocco di zenzero": se non l'avete mai visto il film completo, merita, merita davvero, come Chocolat e Julie&Julia giusto per citarvene un paio]. Devo ammettere però che nel frattempo più che il nonno di Fanis, io al momento assomiglio più al compagno di stanza di Benjamin Button: sono una scampata alla morte certa (se non altro per vergogna) almeno un paio di volte.
La prima, memorabile, ha a che fare con la mozzarella. Si quella fresca e burrosa che in estate c'è sempre in frigo. Anche nel frigo di chi non cucina MAI, insieme all'immancabile parmiggiano e ai funghi sott'olio. Quella che ho usato per condire una buonissima pasta fredda, improvvisata, a casa di amici, non sapendo che la morosaincinta dell'amicodeimieiamici non solo è vegetariana ma rifiuta anche il formaggio non prodotto con caglio vegetale. Visto che la sudetta era appunto nu poco poco morosaincinta e quindi vittima degli ormoni ha piantato al moroso una filippica con tanto di bestemmione perchè avrebbe dovuto "controllare quello che stavo facendo". Loro sono andati via un pò guasti ed io sono rimasta basita. Mi sentivo come un enorme panetto di burro strisciante preso a calci.

La seconda, destinata a passare alla storia, sarà quella che posso intitolare "un tocco di curry".
Da circa 3 anni ci frequentiamo, senza affanni, con una coppia di coetanei che abbiamo conosciuto al corso prematrimoniale. Dopo mesi di promesse di incontro mai mantenute, decidiamo di vederci a cena. Un lunedì. Il sabato prima lo passo a decidere il menù, la domenica vado a fare la spesa e inizio a preparare quello che posso (i panini al papavero, la base per la torta di frutta etc..) e mi tengo il piatto forte per il giorno dopo: pollo al curry con sformati di riso basmati. Lunedì pomeriggio alle 18 mi cade la penna, scatto dall'ufficio e torno a casa, dove il Fido Fabio, mio cognato, mi attendeva con la sua stellina da aiuto cuoco conquistata per l'occasione. Ci mettiamo di buona lena a cucinare e per le 20.15 era tutto pronto. Arrivano gli ospiti, ci accomodiamo, e orgogliosa porto a tavola i piatti. Il primo boccone. Espressione di stupore. Fioccano i complimenti, seguiti da un raschietto alla gola "però è bello piccante". In quel momento lo sgardo di terrore negli occhi di Fido Fabio (di cui è nota l'intolleranza al peperoncino in famiglia): "ma siamo certi che non ci sia peperoncino?". Ripreso il pacchetto comperato al negozio indiano la triste realtà: contiene "chili pepper". A Fabio non restò che mangiare il riso basmati in bianco, il panino al papavero qualche tartina caprese, la torta. Io invece sono rimasta tutta la sera con un enorme freccia al neon puntata sulla mia testa con la scritta "scema". 

Mi domando: perchè in questi casi non si può attivare la funzione "botola magica a scomparsa"?
Spero che io non debba arrivare a 7 sciagure simili per capire il senso della vita, come il vecchietto amico di Benjamin.

domenica 29 luglio 2012

vite parallele

Lei: si sveglia, prepara la colazione e nel frattempo pensa al pranzo da portarsi dietro. Va a lavoro. Dopo 8 ore corre fuori dall'ufficio, va a fare la spesa, passa dal bancomat. Arriva a casa, svuota le borse, prepara la cena. Toglie dai fili i panni stesi mentre parla con la madre al telefono.
Mangia, sparecchia, prepara l'asse da stiro. Stira guardando un vecchio film. Lascia i mucchi caldi e vaporosi su una sedia, si siede sulla poltrona, manda qualche sms per organizzare la serata del giorno dopo. Perde, inevitabilmente, il finale del vecchio film.

Lei: si sveglia. Fa colazione e inizia a pensare a cosa cucinare per pranzo. Guarda il meteo. Farà caldo. Decide per un insalata di riso. Lava i piatti della sera prima e va a fare la doccia. Esce, gira due o tre supermercati per trovare il prodotto piú conveniente. Torna a casa, mette a posto la spesa. Il riso abbonda nella bocca degli sciocchi ma l'insalata di riso in fondo non è mai abbastanza. E' ora di pranzo, mangia al volo e va in palestra, tornerà affamata ma contenta di avere la sua insalata di riso pronta da mangiare davanti alla tv.

Lei: si sveglia, fa colazione per riappacificarsi con il mondo. Fa la doccia e pensa a cosa indossare, sarà una giornata lunga per un assistente, ma ha tutto pronto. E' tutto organizzato. Esce di casa, prende un giornale al volo e si fionda in metropolitana. 6 ore fuori casa ma almeno altre 4 da lavorare davanti al pc, profezia avverata. Torna a casa. Indossa felpa e impermeabile. Corre per un'ora come se non ci fosse un domani, la stanchezza le fa ricordare di non avere ancora mangiato. Dopo una bella doccia, mangia anche se non ha molta voglia e poi davanti al computer.

Lei: perchè svegliarsi la mattina presto? Svegliarsi tardi non le preclude di andare al mare, magari mangiare una granita e una brioche che da sole sono come un pranzo. Nel pomeriggio ha un appuntamento dall'estetista, deve rinnovare la ceretta, manicure e pedicure. Deve essere pronta per la serata con invito. Finisce dall'estetista che è già ora di aperitivo, si vede con le amiche, decideranno cosa mettere la sera. Torna a casa, mangia qualcosa di buono fatto da mamma. Si prepara. Non si sente proprio il massimo oggi, eppure come rinunciare all'invito E' ora di andare fuori, anche questa sera farà mattina.


mercoledì 11 luglio 2012

Consigli sulla felicità

Ci sono cose che vanno vissute e godute nella loro effimera istantaneità, è uno dei migliori consigli che Shopenhauer nei suoi Consiglio sulla Felicità dà tra le righe, è che preoccuparsi di costruire su fondamenta larghe la felicità è un'utopia, bisogna adottare piccoli stratagemmi, per raggiungere la serenità.

Oggi ho avuto la certezza che in questo lato del continente, gli astri ma soprattutto le persone hanno reso le giornate particolarmente infelici.
Per questo stasera vale la pena fare un riepilogo dei momenti in cui mai mai MAI bisogna dubitare se siano portatori di felicità, anche se durano un attimo. E goderseli, goderseli tutti, finchè ci sono senza preoccuparsi del dopo.

  1. Una fetta di torta a colazione, l'unica rimasta ma la più ricca
  2. Il primo bacio al secondo incontro
  3. Svegliarsi alle 5 del mattino perchè il tuo piccolo parassita in grembo preme sulla vescica ed interrompe un incubo
  4. Ridere del tuo subconscio con un'amica che sa quanto sia esilarante
  5. Ricevere un messaggio inaspettato dalla punta che sembrava averti scaricato per un altro
  6. Avere ragione ogni tanto
  7. Due giorni di idillio
  8. Un bagno caldo a suon di musica per archiviarli
  9. Il confort food 
  10. Il beccarsi in chat poco prima di andare a letto, o appena svegli perchè hai voglia di un "ciao"

Sia chiaro, tutto il resto continuerà ad essere umido, nebbioso, bagnato e ricco di ansia. Ma vuoi mettere un acquazzone con qualche sprazzo di sole?

martedì 10 luglio 2012

Vertigo

Questo nuovo mondo riserva serate imprevedibili.
Che ti colpiscono a tradimento, scavandoti dentro un solco che resterà per tanto, tanto tempo.
Una sera di luglio, sotto un cielo grigio di vapore e umidità, mentre l'aria sugosa e calda ti avvolge come un manto bagnato, succede che ti ritrovi altrove, in una vertigine di passato e presente.
Sei in America, a ridosso del 4 Luglio, in una piccola taverna in centro città: l'aria qui è più fresca, le mura sporche e annerite, una band sta finendo di montare il piccolo palco e la penombra ti accoglie come un vecchio amico; niente locali alla moda, niente luci e vestiti colorati, solo alcool e musica nella semioscurità. Casa.
Non sei solo: ti ha invitato una ragazza, le piace la musica e le piace andarla a sentire con te. E' molto dolce, e nonostante il buio quegli occhi verdi continuano a chiuderti la gola. Bevete qualcosa di fresco, mentre chiacchierate in attesa dell'inizio. Lei è americana, ma anche russa, e ha una visione del mondo più europea che yankee. La birra è fruttata, dolce: è una bianca, fermentata alla belga.
Ogni volta che lei sorride, la vertigine ti scuote.
La band comincia. Sei in America, quasi al 4 luglio, e ascolti un festival gitano di band slovacche. La vertigine aumenta un poco ancora.
La sala si muove. Non c'è pienone e ognuno può seguire la musica senza urtare nessuno. La guardi ballare e sorridi: si muove come una bambina, una goffaggine infantile che te la rende ancora più cara.
E poi arriva.
La musica è un mezzo potente. Come gli odori.
Trasporta un intero mondo di ricordi, di luoghi, di emozioni e di sensazioni e te lo riversa addosso, come una cascata.
Sei in America, al 4 Luglio. Con una ragazza russa.
E nell'aria vibrano le note di Bella Ciao.
Vertigine.

martedì 26 giugno 2012

Manoscritto trovato in una bottiglia


Oggi, una bottiglia incrostata di conchiglie è stata vista galleggiare accanto alla prora. Il nostromo l'ha fatta raccogliere e me l'ha fatta trovare accanto alla pancetta della colazione. Mi son sentito di concederli una razione extra di rum per il gesto.
All'interno, ben arrotolato e protetto da un foglio di tela cerata, ho rinvenuto un manoscritto. Una nereide deve aver voluto rispondere alle domande su come si debba vivere, domande che negli ultimi giorni mi tormentano mentre dal castello di poppa guardo la scia della mia nave allungarsi all'orizzonte.
Eccolo:
Dunque

se non è di tuo gradimento hai 3 possibilità:
1. Ucciderti, perchè con la tua disposizione d'animo, qualunque cosa tu faccia, arriveresti comunque a non reggere il contatto prolungato con questo mondo;
2. Adattarti e diventare un automa;
3. Cercare la tua strada, e trovare un modo per non sprecare quelle 4 cellule che moriranno entro pochi decenni.

Immagino che in testa tu preferisca il punto 3. Giusto?

Il punto 3 però va messo in pratica, oltre che predicato, e i modus operandi per attuare questo punto 3 sono i seguenti:

a) mettere un coltello tra i denti, una fascia col sole giapponese in fronte, cacciare un urlo ed iniziare ad abbattere di forza tutti gli ostacoli come una furia cieca, correndo come un ossesso verso la tua meta.
controindicazioni: ti ritrovi a disidratarti perchè non hai pensato a procurarti l'acqua, visto che chi la vende ti sta sul cazzo e l'hai abbattuto con un calcio volante;
b) metterti una tunica e una barba finta, sederti su una nuvola e giocare a fare dio, decidendo autonomamente chi è degno di te e chi no, cercando di arrivare al tuo obiettivo con la sola convinizione che sei l'unico al mondo degno di meritare qualcosa.
controindicazioni: arrivi a non saper più cosa fare, perchè nessuno ti serve... come dover aggiustare un auto ed aver svuotato la cassetta degli attrezzi. Inoltre cadi per terra, perchè la nuvola in effetti è una nuvola, e non essendo tu dio, essa non regge il tuo peso;
c) cospargerti di cacca per puzzare talmente tanto da far credere a tutti di valere poco, ma così poco che tutti saranno costretti ad apprezzare la tua sincerità tanto da aprirti un varco verso la tua meta.
controindicazioni: puzzi, e la gente si sposta in tutte le direzioni senza aiutarti a segnare una precisa via, e ti perdi nel dispiacere di puzzare. Anche se hai deciso da solo di puzzare. Perdi il punto, e non arrivi all'obiettivo.
d) ti metti un paio di corna, una coda a lancia, ti pitturi di rosso e ti metti dentro a un cerchio di fuoco: decidi che la gente stupida è quella che ti serve, puoi usarla per circuirla ed arrivare dove vuoi tu.
controindicazioni: siccome inganni, la gente, che è stupida, crede che tu sia colui che risolverà i loro problemi, menti così bene da trovarti sotto ai piedi una corte di inetti. Solo che invece di servirti allo scopo, non serve a un cazzo perchè è scema. Eppure, siccome tu gliel'hai promesso, continua a pretendere il tuo ascolto. Rislutato: energie a 0 e perdita dell'obiettivo.
e) Buttare a mare il baule dei travestimenti, delle armi e di tutto il resto, sostituire il giudizio con la curiosità, nutrire il proprio corpo e la propria mente autonomamente a prescindere dalle persone che camminano con noi, prendere atto di tutte le differenze, di tutte le brutture, della bellezza, dello schifo e dell'estasi, e camminando, mentre le incontri, attraversarle per quelle che sono. Niente al mondo può uccidere la tua serenità a meno che tu glielo permetta. Arriverai all'obiettivo sereno, non troppo stanco, non arrabbiato, e ricco, ricchissimo di informazioni e di insegnamenti. Avrai camminato verso un sentiero irto quanto gli altri, pieno di persone quanto gli altri, ma ci sei arrivato intero e ricco dentro. Ogni persona, anche la più infima, avrà potuto insegnarti qualcosa.
controindicazioni: nessuna (metodo giusto, a grandi linee le dritte del buddha, la cosa più facile da fare ma che fa, chissà perchè, più paura.)
 
Darò anche un nome a questi metodi:
a) il metodo del Guerriero
b) il metodo di Dio
c) il metodo del Verme
d) il metodo del Serpente
e) il metodo dell'Uomo

Forse verme è brutto. Anche serpente. Facciamo così:
a. Guerriero
b. Dio
c. Fango
d. Diavolo
e. Uomo

Ecco.
Ora ho finito

La bottiglia ora è nel mio baule, ma il manoscritto rimane sul mio tavolo. Devo leggerlo ancora e ancora.
E riflettere.

sabato 23 giugno 2012

Charlie non fa surf. O si?

Ho scoperto che giugno non è proprio il mio mese fortunato.
L'anno scorso mi sono rotta una costola (una bella frattura scomposta) che mi ha inchiodato sulla poltrona dell'IKEA per 30 giorni.
Quest'anno la varicella:: ben 20 giorni in casa. Un'ottima prospettiva.
Inchiodata in casa per non sconvolgere il mondo esterno con il mio volto deturpato, ho passato innumerevoli ore sull'impagabile sedia dell'IKEA [di nuovo] e ho passato in rassegna tutto il palinsesto di La7 (unica rete che ancora guardo) e i canali per i film in digitale (TUTTI).
Ok non proprio così grossa ma sempre eroe disilluso.
Bene, a giugno, in Italia, la TV chiude, sì, come le scuole. E mette in loop milioni di repliche su programmi di cucina, e film. Vecchi.
Ad esempio l'altra sera, ho potuto vedere, Apocalipse now (1979, F.F. Coppola).
Ok, forse l'unica 30enne a non averlo ancora visto. Ma che ci volete fare, sono una neofita.
Un film che dopo ho fatto fatica ad addormentarmi, talmente mi è piaciuto, perchè ti ripassi in una specie di esaltazione tutte le scene che ti hanno colpito di più. 
Tipo queste.
Il capitano Kilgore è il mio preferito in assoluto. L'unico a poter dire una frase come questa.



La cosa che mi sono chiesta nelle mie elucubrazioni notturne ripassando la scena è stata: ma i Baustelle quando hanno scritto la loro più famosa canzone pensavano a questa scena? E quindi il loro Charlie era l'America surfista? Quindi la canzone demenziale against emo dei Baustelle, in realtà è una acuta critica anti-USA come nelle migliori tradizioni cospirazionistiche e di propaganda sovversiva?
Davvero, davvero, i Baustelle potrebbero arrivare a tanto? O è solo una citazione quasi involontaria come sostiene l'autorevole wikipedia?

 Lascio a voi l'interrogativo, mentre cerco ulteriori prove che sostengano la mia ipotesi.
O tempora, o mores!

martedì 19 giugno 2012

il pepe della vita

Fa caldo. Finalmente. Ho sognato per nove lunghi mesi invernali questo momento, gioendo dei piccoli sprazzi di sole ad aprile, e sperando che continuasse (invece no poi c'e stato un maggio freddo e piovoso maledetto Nord).
Ma questa settimana ci siamo, il caldo, quello vero è arrivato nella sua magnificenza.
Lo so per certo, il mio termometro galileiano ha tutte le palle a terra, il che significa che in casa in questo momento ho una temperatura maggiore dei 28°C leggermente alleggerita da una leggera brezza tipo phon.

Il mio termometro di Galileo con le palle a terra,
Con questo caldo non c'è cosa più bella che vivere in Italia. L'Italia è stretta e lunga e per questo variegata. L'Italia è ricca di ogni ben di madre Terra. Non dico per esagerare, dico sul serio. 

L'Italia è un coacervo di tradizioni, musica, storia, cultura. Mare, montagna, pianura.
Ma soprattutto cibi.
Siamo famosi in tutto il mondo mille mila varietà di frutta e verdura, dal pomodoro originario (quello giallo, da dove appunto nasce il nome "pomo"-"d'oro") al cavolo di sticazzi a frattale.

E' questo ben di madre Terra che ci permette di ridurre drasticamente (davvero drasticamente) l'enorme quantitativo di carne che gli uomini moderni adorano mangiare in tutte le loro forme nei lunghi freddi e solitari inverni.

Non sono vegeterariana, ma mangio la carne circa una volta a settimana. E ormai ho dichiarato guerra aperta ai mangiatori di carne alla boia.

L'ultima singolar tenzone giocata a suon di piatti, si è svolta la settimana scorsa, dove, seppur in convalescenza, ho dimostrato che si può non mangiare carne, e stare bene, per anche 4 giorni alla settimana.

Il conflitto si è aperto con una spesa di almeno tre vaschette di carne rossa da parte di mia madre, accompagnate da prosciutto cotto, pancetta, coppa, ovviamente al suon di "ma mica il prosciutto è carne". No, è cellulosa lavorata per somigliare a una coscia rosata salata e stagionata un anno.

Smaltiti gli ingenti quantitativi di carne, ho preso di nuovo dominio della cucina, prima che il mio fegato ed intestino si rivoltassero.
per voi incalliti seguaci della carne a tutti i costi, qualche idea per pranzi o cene SENZA CARNE

  • melanzane, in tutte le loro forme. fritte, al forno, al vapore, arrostite, e condite nei più svariati modi. con pomodoro e mozzarella (e se proprio vi sentite deboli con un uovo) per una parmigiana, oppure per degli involtini oppure per un semplice carpaccio di melanzane alla menta
  • lo zatziki, fresco facile buono. è yogurt greco, mi ringrazierete per la vostra mobilità intestinale rinvigorita
  • humburgher di ceci. speziati con curry o zenzero (io preferisco il secondo) e una bella insalata, o anche una porcheriosa spalmata di ketchup o senape, dentro un bel semidolce
  • polpette di lenticchie, buonissime fritte tipo falafel, ma anche al forno hanno un loro perchè. magari con del riso integrale e una fritturina di peperoni e porri
  • cartoccio di zucchine e pomodori, con formaggio cremoso e fontina
  • le zucchine, sono le escort della cucina, stanno bene con tutti e le trovate sempre le potete fare anche a parmiggiana, oppure a strati con le patate tagliate sottili e fare un bel timballino, oppure ripiene di quel che avete
  • le patate, un gateau di patate vegetale, con in mezzo del radicchio o delle zucchine o del pomodoro e tanto parmiggiano
  • e cosa dire delle insalatine miste? con le mele i pinoli e l'uva passa...
  • e poi c'è il sempre presente cavolo verza per involtini magari con del riso dentro o anche per una corroborante torta salata con del gorgonzola e del grano saraceno
  • i pomodori e i peperoni ripieni...
devo davvero continuare?

L'ospite inatteso o bisogno di piacere

[Un post che sa di già detto. Forse solo perché macero queste idee da anni]
Stamane ho aperto gli occhi nella mia cabina, e non ero più solo.
Mi sono raggiunto.
Per quanto lontano sia andato, alla fine mi sono trovato.
Gli uomini e le donne: ho un amico che non si è mai fatto abbindolare. Il vecchio luogo comune della bella donna che, solo per il fatto di esser tale, ammorbidisce l'interlocutore maschio e ottiene una considerazione diversa, con lui si è sempre infranto. La stupidità è sempre venuta per prima, il bel faccino poi. L'ho sempre stimato per questo.
Io purtroppo non ho un piglio così netto.
E tante volte in passato ho tollerato idiozie da persone che fossero state meno gradevoli a vedersi si sarebbero viste trattare con la loro giusta dose di disprezzo*.
Ora ho dovuto riconoscerlo anche a me stesso: io devo piacere a chi ritengo piacevole. A tutte.
Uno smodato bisogno di essere approvato dal giudizio di persone carine (ma che spesso non stimo perché sono appunto solo quello, carine).
Facendo interviews per la mia PI, ho dovuto esaminare una ragazza scozzese, bionda, triatleta, occhi azzurri e viso perfetto. E dentro, il vuoto.  
Stroncarla mi è costato fatica. L'ho stroncata, ma il punto è che mi rendo conto avesse avuto un aspetto diverso, l'avrei fatto molto più facilmente.
E allora ti chiedi perché:
perché ogni volta che una ragazza ti dice che è fidanzata, senti un moto di stizza? 
perché in questo nuovo mondo hai conosciuto quattro uomini e quindici donne?
E soprattutto, perché hai il bisogno di piacergli? Loro non ti piacciono, non in quel senso. Non te le porteresti in cabina, non le vorresti attorno quando sei da solo, non ti interessa passare del tempo con loro. Però vorresti che loro lo volessero. Nonostante tutto.
Questa maledetta sindrome da harem, da dove diavolo ti arriva? Come possa sentirmi tanto pieno di me e al contempo bisognoso di  conferme altrui, non lo so. Ad un altro mio compagno ho sempre rimproverato di essere amico di tutti, e di considerare tutti suoi amici. Anche gli stronzi. Eppure, io, pur non amando un sacco di persone, non ho mai avuto vere e proprie inimicizie o faide**. Non ho mai (metaforicamente o meno) sputato in faccia ad un nemico***. A differenza del mio compagno, non trovavo tutti simpatici, ma mi erano indifferenti. Forse perché se ti metti a sputare, ti sputeranno indietro. E questo comprometterebbe l'illusione di essere perfetto e mi farebbe rileggere tutto me stesso sotto luce diversa. 
Sana, sana rabbia verso la gente io non la provo.
E tutto è molto morbido verso gli sconosciuti, molto invitante. Trasformista e camaleonte, per dire quello che si pensa abbiano voglia di sentire, per rendere piacevole la mia persona. E di conseguenza, celarla totalmente.
Lo vedo sempre più. La domanda è: sempre più perché è in aumento, o perché sto imparando a notarlo?
Analizzando poi il problema ad un livello più ipotetico: il bisogno di conferme mina alla base qualunque rapporto che voglia essere paritario. Poiché io, come i liquidi, prenderò la forma che troverò, e non mostrerò mai davvero i miei spigoli, le mie ruvidità; non perseguirò i miei desideri e le mie esigenze. Non si va molto lontano.
Chi mi conosce davvero? Pochi. Troppo pochi.
Dunque, mi sono raggiunto, e mi sono portato in regalo il mio vecchio bagaglio di insicurezza e di insofferenza.
Ora resta da vedere come mi accolglierò.

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* e questo è niente. Quando voglio attorcigliare davvero le frasi, poi mi ci perdo pure io.
**o quasi. Forse una. Ma comunque niente rabbia. 
***In un manoscritto trovato in un a bottiglia, una mia amica enuncia quatto approcci verso gli altri. Lo posterò, poiché non sono sani, e ne devo prendere le distanze.


 

domenica 10 giugno 2012

Io non sono un italiano medio. Dimostrazione matematica.

In questo peregrino viaggio da Sud a Nord nella puntiforme entità del popolo italiano mi sono imbattuta in un concetto a me ostile: l'italiano medio.

Il fatto è che per il 80% di italiani che hanno ricevuto la scuola dell'obbligo il concetto di media è quello che intuitivamente tutti capiscono e ricordano [1].
E poichè tutti pensano di averlo capito pensano che parlare di italiano medio sia un bene.
OrrORe e raccapriccio.
Vi svelerò con una dimostrazione razionale perchè l'italiano medio è il male da sconfiggere, il modello da osteggiare, il precursore della fine del nostro popolo, una delle piaghe d'Italia.
(ok sono epica e altisonante ma qui comando io).
Adesso cliccate qui, la colonna sonora ideale via accompagnerá in questa epifania.

La formula matematica della media è di per se un concetto banalissimo. misuri un dato evento n volte, sommi i valori e dividi il totale per il tuo n. otterrai un valore che rappresenta il valore piú frequente tra quelli che hai misurato. Tutto ciò esclude, matematicamente l'evento raro, il caso anomalo. escludi in natura il nano malefico o il genio ribelle, che vanno fuori dalla media.
In gergo statistocazzico la media appiattisce e livella. Quindi perchè tu ti accorga di una differenza ci vuole un cambiamento macroscopico. è in questa definizione che si insinua il male dell'italiano medio.

In sostanza quello che determina le caratteristiche dell'italiano medio è la frequenza, elevata, di determinati eventi, che incidono malignamente sulla media. Vi descrivo quelli più frequenti, quelli che vanno a rovinare le nostre caratteristiche socio-demografiche.

La maggioranza degli italiani guarda la televisione. Tanta televisione. La accendono appena entrano in casa, per non sentirsi soli, molti l'accendono mentre vanno in altre stanze così per avere rumore intorno.
Una vastissima percentuale di italiani guarda le reti del servizio nazionale RAI, e a latere le reti MEDIASET, salvo poi rinnegarlo all'aperitivo mangia e bevi. Le altre reti non esistono.

Al 90% degli italiani di tutte le età piace lamentarsi. In continuazione, e per tutto. Prima si lamentava al bar, agli angoli delle strade, facendo comizi. Ora lo fa su facebook. Non è ancora del tutto arrivato a twitter, figuriamoci poi su G+. E' una lamentatio non petita, ma anche senza scopo, anche perchè alla fine non conclude, non investe, non ci mette la faccia.

All'80% delle persone sta bene il detto "è bello fare il frocio con il culo degli altri". Se non fosse che molti ancora fanno un pò le smorfie a vedere due omosessuali che si baciano, persino nei film, e appoggiano chi dice "meglio con le minorenni che con i gay".

La media dei libri letti dagli italiani è di 1 libro all'anno. All'inizio facevo fatica a crederci. Poi parlando in spiaggia scopri che durante l'anno non si legge, si legge solo in vacanza. L'ultimo di Fabio Volo. Mi chiedo come andrà adesso che con i tablet e le promozioni flat UMTS tutti saranno connessi h24 anche su facebook.

Come ineluttabile conseguenza, la stragrande maggioranza degli italiani è tendenzialmente ignorante, ha un vocabolario ridottissimo, salvo poi arricchirlo con vari intercalari, dalla volgare parolaccia, al sempre verde "cioè".

Se questi sono gli eventi più frequenti, questi saranno anche quelli che incideranno sui valori medi di ogni evento, l'italiano medio potrebbe averne uno o più di uno di questi fattori, che si possono manifestare anche in contemporanea.
L'italiano medio visto così è un ciclope, con la vista rovinata dalla TV e internet, quindi un ciclope miope.

Si salvi chi può.


[1] Dielle L. et al 2012

martedì 22 maggio 2012

Verità nascoste


A volte è più facile offrirsi per un giro di chiglia che guardarsi negli occhi mentre lo steward passa il rasoio sulla nostra gola. E non per la mano del buon Tooms, che è più ferma della stella polare, ma perché ci sono cose che non è facile ammettere con sé stessi, piacevoli o no che siano.
Sono sempre stato orgoglioso della mia intelligenza. L'ho sempre considerata sopra la media e ho cercato di tenerla affilata e di fornirle più materiale possibile su cui lavorare. E, Giano Bifronte, sono sempre stato insicuro, pronto a ritenere i miei colleghi e i miei conoscenti più dotati e preparati, almeno fino a prova contraria.
Un amalgama instabile di superiorità ed insicurezza.
Poi, un giorno, mi trovo ad un simposio. Il tema sono le scelte di carriera: dove e come spendere la preparazione che abbiamo accumulato: professore in Accademia, o nell'industria farmaceutica; magari giornalista scientifico o nella food industry (ad libitum).
Novecento postdoc da ogni parte del mondo, molti americani, ma anche tanti asiatici, europei, sudamericani...
Gente in gamba, tantissime personalità di tipo A (soprattutto tra gli americani, ma loro giocavano in casa).
Non stiamo parlando di Harvard, o di una selezione della Singularity, o della NASA, ma comunque tanta gente in gamba. E mi ci trovo bene. A bene pensarci, mi sono sempre circondato di persone così. (non solamente, ovvio. ma spesso, e tante)
Il simposio inizia, e le parole dello speaker mi colpiscono come un schiaffo. Dice che è sempre stato molto sveglio, che è abituato ad essere il più sveglio. Poi ci guarda e ci dice: "You are accustomed to be the smartest person in the room, otherwise you wouldn't be here*".
Scherzare per convincersi di qualcosa aiuta a superare le insicurezze, magari anche un senso di altezzoso orgoglio.
Ma con oggi la smetto. Continuerò a scherzare e a guardare al contempo gli altri dall'alto in basso o, come mi è stato spiegato da una amica, dalla nuvoletta su cui mi sono ritirato per fare Dio**. Ma non dubiterò più che questo sia vero. Non sarò sempre il più intelligente nella stanza***. Ma molto, molto più spesso di quanto io mi sia davvero permesso di credere.

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* e comunque, sul lavoro, l'importante non è essere il più intelligente del gruppo, ma assicurarsi che gli altri non siano scemi (e se sono pure più svegli di te, meglio ancora)
** a breve riporterò manoscritto trovato in una bottiglia con le sagge parole della mia amica
*** per la verità ho la fortuna di essere cresciuto con un gruppo di amici, arricchitosi nel corso della mia vita, estremamente intelligenti. Alcuni sarebbe in effetti più corretto definirli fottuti geni. La cosa ha fatto molto bene alle mie sinapsi e mi ha dato una visione decisamente alterata della popolazione media, visione che ha iniziato ad avere la prima vistosa crepa negli ormai aboliti "tre giorni". Poi la crepa si è allargata, oh si.
 

venerdì 18 maggio 2012

misunderstanding

non devi essere per forza in altro continente per non essere capita.

parlo di broccoli ma la persona di fronte capisce patate.
ad avere in dispensa un pacco di pizzoccheri avrei che farci, ma cosí...

martedì 15 maggio 2012

Momenti

Oggi l'aria che respiro sul ponte dopo una notte di marosi porta con se un sapore antico. Le labbra sono umide, la pelle è accarezzata da refoli ancora carichi del freddo della notte. Mi lecco le labbra, e assaporo.
-sigla-

Le emozioni, man mano che invecchiamo, si intrecciano come rampicanti ai nostri ricordi, e così accade che una determinata emozione, che magari abbiamo provato e proviamo anche in tanti altri contesti, sia nella nostra mente associata ad un'immagine, ad un momento, ad un luogo.
Questa è un'emozione piacevole, che nella mia personale biblioteca mentale ha questa immagine.
Val d'aosta. Estate. E' sera, hai la pelle bruciata dal vento e dal sole, e la senti febbricitante contro l'aria troppo fresca della notte in valle. C'è stata una camminata, oggi. Siete appena tornati, e sei stanco, ma felice. Insieme a pochi altri compagni di avventura, hai preso una deviazione rispetto al percorso programmato. Il resto del gruppo ha proseguito come previsto, ed è arrivato ore fa: si sono lavati e sistemati, hanno finito di mangiare prima che tu arrivassi e ora non sono qui. Il tuo manipolo invece è salito ancora, su, verso un passo o una vetta a un paio d'ore di cammino in più. Siete arrivati su, e avete fatto merenda tranquilli, lontano da tutti, prima di tornare al crepuscolo.
Sei ancora carico di passi e di polvere, la doccia deve aspettare: siete tornati ben oltre l'ora di cena e chi è di turno in cucina vuole chiudere. Prima mangiare e poi a lavarsi. E non chiedi di meglio.
Sei lì, nel grande refettorio quasi vuoto, e ci sono i tuoi amici, quelli che sono venuti lassù. Ma c'è anche la tua cotta*, che lassù non è venuta, e alcune altre ragazze. Vi fanno compagnia, mentre mangiate e raccontate quello che si sono perse.
La sensazione ti si avvolge all'anima poco a poco, una lenta osmosi tra un brivido surriscaldato e una carezza sulla schiena contratta.
Sarà che hai fatto qualcosa di cui ti senti orgoglioso, sarà che l'hai fatta con le persone che ami, sarà che qualcuno ti aspettava a casa per sentire la tua storia, e quel qualcuno ti era mancato in vetta, sarà che hai sedici anni, sarà che per qualche giorno ancora non hai nessuna preoccupazione al mondo, o sarà solo che certi momenti sono perfetti senza che ci sia un vero motivo.Ma di cene così ne hai fatte poche, da allora**.

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*che poi la tua cotta sia rimasto solo quello, non conta
**che poi, se avessi voluto fare 31, come sigla usavo "le cose di ieri", ma questo non è un post sulla malinconia, è un post sul sentirsi per un momento in sintonia con tutto, nel posto giusto, con le persone giuste.

martedì 8 maggio 2012

La fenotipa più bella del mondo

Quando il vascello cigola a ritmo con il tuo respiro, nelle sciabordanti notti del viaggio, a volte ti ritrovi a fissare il soffitto della tua cabina, e il pensiero vaga libero come il vento che spazza questo nostro mare. Ulisse e le sue sirene. Cosa deve aver sentito il vecchio marinaio? Non con le orecchie, ma dentro di sé? Bellezza inafferrabile, e che potrai solo guardare da lontano, con il cuore a pezzi e con le corde che ti legano all'albero maestro (e alla tua vita) che ti segano la carne.
Amo le donne. Mi piace guardarle, mi piace passeggiare e osservare i loro visi, le loro curve, il loro morbido modo di muoversi, la lunga curva del collo, il sorriso delle labbra e quello degli occhi, i piccoli particolari de distinguono i loro gesti dai nostri (lo sfiorarsi il volto, il toccarsi i capelli, il giocare con le mani); mi piace perdermi sui colori della loro pelle e dei loro capelli, sui trucchi che hanno usato per rendersi ancora più belle, sui vestiti che ne esaltano la bellezza, le proporzioni, la sensualità.
Mi piacciono tutte (quelle belle), nere, mulatte, bianche, native americane, asiatiche; mi piacciono le alte e slanciate, le imponenti valchirie, le piccole bamboline. Mi piacciono i seni abbondanti, i piccoli pomi accennati, le cosce sottili e quelle polpose, i culi di marmo e quelli d'approdo.
Ma c'è un fenotipo in particolare che mi tramortisce ogni volta che lo incrocio.
Da quando ho iniziato a notarlo (un anno e mezzo fa) mi è capitato di incontrarlo quattro volte. 
E' una donna giovane*, dai capelli rossi-biondi (non o, e), la pelle chiarissima ma non immacolata: lentiggini e le efelidi sul naso e sugli zigomi abbondano. 
Le labbra sono sottili, i denti regolarissimi e molto molto piccoli (anche troppo). Gli occhi sono chiari, ma non dei pozzi blu o verdi, hanno una sfumatura di rame dorato, come un laghetto in una foresta autunnale; hanno un taglio molto sottile: non da orientale, ma sembrano quasi socchiusi. Il naso è piccolo e regolare, ma non uno di quei piccoli nasi all'insù, affilati e aggressivi, delle donne dell'est. Il volto nel complesso non è allungato, è appena appena ovale, ma la magrezza ne perturba la circonferenza con le piccole dune sorridenti degli zigomi. Il collo è lungo e liscio, piacevolmente candido.
E' alta e molto molto slanciata, decisamente magrissima ma ha comunque curve femminili invitanti (non pronunciate, ovviamente, più suggerite. E gambe e sedere sembrano disegnati**). 
L'aggettivo a cui la associo è ETEREA, e non saprei definirla altrimenti. 
[prego il nostromo di appendere il ritratto esplicativo]
creepy stalking
Non sono mai stato un appassionato della conquista carnale, le donne mi basta frequentarle, osservarle, interagirci e percepire che la mia persona è apprezzata. Il contatto fisico più o meno intenso non è necessario. E forse è per questo che mi piace guardarle.
Ma questo fenotipo schianta a prescindere qualsiasi mia velleità. Che io voglia o no coglierne la virtù, la questione è secondaria: la sua sola vista mi riduce ad un balbettante Charlie Brown davanti alla sua ragazzina dai capelli rossi; qualsiasi mia oncia di fiducia in me stesso e autostima sparisce, e mi sento come devono essersi sentiti gli eunuchi prepuberi delle varie imperatrici bizantine, desiderosi solo di compiacere la loro dea, che li giudica con uno sguardo indifferente***.
E proprio per questo non credo che, per quanti mi affascini, riuscirò mai ad avvicinarmi a questo fenotipo. La possibilità di un rapporto paritario semplicemente non esiste. 
Ma, d'altra parte, in questo lungo viaggio ogni limite va considerato abbordabile. E tentativi di arrembaggio devono essere compiuti, anche solo per dare poi vita alle leggende delle navi imprendibili.


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* ho il vago sospetto che sia un fenotipo particolarmente svantaggiano nell'invecchiare. Non ne ho mani notate di veramente mature e suppongo che tale fenotipo abbia una scadenza intorno ai 30 anni: la pelle si macchia tutta, le membra si appesantiscono e perdono quell'aspetto elfico, la postura si curva e ingobbisce un poco, il viso si gonfia e i capelli si fanno radi. Spero di no. Ma la genetica non è mai molto gentile.
** non crediate che stia immaginando una donna priva di difetti. Magra e lunga, di solito mani e (soprattutto) piedi non sono un bel vedere: secche e nodose le prime, lunghi e sgraziati i secondi. Per dire.
*** lo so lo so, molti eunuchi, soprattutto postpuberi, erano in realtà in posizioni di rilevo, a capo dei ginecei o nella vera e propria gerarchia di comando imperiale (primi ministri, perfino). Ma non mi rovinate la frase, che mi piaceva così


martedì 1 maggio 2012

L'esadecalogo (parte 2)

[... continua]
Dannazione, devo essere più accorto! Gli indigeni sulla piroga sono una buona distrazione per il morale di bordo, ma non ci è concesso trattenerci più del necessario. Voglio arrivare al porto prima che il sole tramonti, e già sono stati battuti i cinque colpi.  Non ho la minima intenzione di subireuna volta in piu' del necessario quella tortura che il cuoco di bordo si ostina a chiamare 'cucina'.
Mi concedo le ultime annotazioni e poi manderò il primo ufficiale a recuperare la ciurma.

- porzioni da bestioni: è cosa nota che attraversando l’oceano si da’ l’addio ad una cucina degna di questo nome e si abbracciano pratiche barbare indegne del peggior focolare. Evidentemente tali mancanze sono ben percepite poichè, nell'evidente tentativo di compensare, gli indigeni hanno optato per la quantità. Arduo per l'uomo di mare avvezzo a pasti spartani il giungere al termine di un piatto. 
- 23 dottor pepper: ogni aspetto di questo nuovo mondo pare abbracciare il dogma "di più è meglio". Per quantità, per varietà, per dimensione...(la qualità non conta: un suo aumento è inversamente proporzionale alla quantità). Alcuni gusti sono da utilizzarsi rigorosamente dopo essersi piallati lingua e gola col più diabolico grog che possiate trovare.
- USA!USA!USA!: è davvero possibile sentirli intonare questo canto tribale, utilizzato come difesa verbale contro qualsiasi argomento. L'indigeno in difficoltà inizierà a gridare e tutti i suoi conterranei a portata di orecchio risponderanno al suo richiamo. Si consiglia al marinaio solitario di non iniziare conversazioni decantando il valore delle terre visitate nei suoi vagabondaggi oltreoceano, a meno di essere dotato di una formidabile voce tonante;
- spettacolo quotidiano: la vita è spettacolo! di solito piuttosto dozzinale e pacchiano, ma ognuno ha quel che si merita. Tutto è trasformato in un immenso show televisivo, con l'occhio di bue che a tradimento potrebbe colpire proprio te! Pessimo per il marinaio che ancora ha da smaltire la patina ruvida della vita di bordo, lontano dalla terraferma.
- magiche fette di pane: si narra la leggenda di un sacro panino, che tutto avvolgeva e tutto conteneva, ma che per peccato di libidine ando' perduto.(cosa ci fecero con quelle fette di pane!?!). Cosi, gli indigeni celebrano il suo ricordo ogni giorno, infilando tra due fette di pane molliccio generi di ogni tipo (proprio ogni. Esiste il sandwich a tutto). Raccomandiamo una sana incredulita' di fornte a queste tradizioni pagane
- calore corporeo: qui sono in guerra con tutto. soprattutto con la natura: appena latemperatura si fa vagamente mite, l'aria conidizionata viene settata su Fiato di Drago Bianco. Cio'nonostante l'americano medio passa tranuillamente dai 30 a 15 gradi in maglietta, beato della frescura. Studi sceintifici appena inventati da me stesso dimostrano la maggor temperatura corporea degli americani (probabilmente dovuta ad adipe e ali millemila zuccheri di cui si sono saturi). Prova: di fronte ad una telecamera ad infrarossi, una famiglia europea riluceva appena appena nel rosso. Due americani (in canottiera) sparavano sul rosso/bianco che manco nel visore di Predator. Si raccomanda il navigante di sparare in testa una palla di moschetto ad ogni indigeno che faccia cenno di regolare la temperatura della locanda.
- concetto di milf ribassato: per essere il paese che ha creato l'acronimo MILF, qua le suddette sono particolarmente giovani. Hanno davvero la piaga della teen pregnancy (fun fact: più gravidanze di minori negli stati a più alta concentrazione cristiana). Per mettere di buon umore la ciurma, confermo che "qua ce l'hanno superflua, la usano più delle mani".
- culo grosso oh yeah: il mito delle nere col culone è confermato. Anche il fatto che è proprio un bellissimo culone e che sta incredibilmente su da solo. Ma molto su.  
- contatto fisico: non siamo a livello dei cugini d'Albione, ma la profonda intenistà con cui ci si scusa anche solo per il minimo contatto occasionale lascia intravedere una profonda importanza dello spazio personale. Pessima nuova per i mariuoli e i ribaldi, che speravano di approfittare della calca per alleggerire i borselli degli incauti.


E con questo l'esadecalogo si conclude. E anche il primo tratto del viaggio. 
Per fortuna, non so quanto ancora avrei potuto evitare il mio turno di botte.

martedì 24 aprile 2012

L'esadecalogo (parte 1)


[diario di bordo]
La costa e’ ormai prossima: i primi gabbiani sono stati avvistati, e spesso abbiamo incrociato tronchi galleggianti non ancora sbancati dal sale.
Oggi una piroga di indigeni ci ha affiancato: vendeva frutta e artigianato locale, oltre ad un nutrito numero di donzelle. Mentre gli uomini usufruivano dell’offerta per rompere finalmente il lungo periodo di astinenza, fin qui tollerato solo grazie ad un rigoroso succedersi dei “turni di botte”, il sottoscritto ne ha approfittato per approfondire la conoscenza con questo nuovo popolo, vagliandone le caratteristiche.
E' insindacabile che nel nostro immaginario, volenti o nolenti, noi europei si abbia una serie di idee, miti, preconcetti e credenze sugli USA; molte sono mutuate da cinema e televisione, alcune dalle letture di opere americane, poche dai resoconti di amici e parenti che si sono fatti una vacanza nelle Americhe.
Molti sono più veri del previsto, altri non me li immaginavo affatto. E immagino che ne troverò altri ancora man mano che il mio orizzonte si allarga.
Ecco un breve elenco commentato, ad uso e consumo della ciurma, che potrebbe risultare utile nelle libere uscite, o in caso di naufragio e fortunoso approdo in queste terre selvagge.
- tombini che fumano: in inverno, a qualsiasi ora del giorno e della notte, dai tombini circolari nelle strade si alzano costanti colonne di vapore bianco. Sono fondamentalmente inodori e attraversarle comporta solo la spiacevole perdita di visibilità per pochi attimi, e un lievissimo senso di pesantezza nel respirare aria densa e umida. Mi si dice che fumino copiosi anche in estate, ma mi pare una roboante menzogna.
- cesso pieno d'acqua: finalmente mi si chiariscono tutte quelle scene dei film d'azione in cui qualcuno viene torturato infilandogli la testa nella tazza; puntualmente sembra affogare, e viene ripescato grondante e sputazzante. Le tazze qui sono piene per 3/4 di acqua limpida; sfido chiunque a farlo in un cesso italiano. Il marinaio assetato dopo il naufragio può tranquillamente ricordarsi di questa piccola scorta privata per sciacquare via il sale da viso e gola.
- tritarifiuti nel lavandino: in cucina l'appartamento ha come assortimento standard il famoso tritarifiuti (e dita). Mai più scarichi ingorgati: gettate pure i vermi scrostati dalle vostre gallette o dalla vostra pasta traforata: con la semplice pressione di un pulsante portete comunque sgorgare le tubature e continuare ad usare il lavello come se nulla fosse.
- senza denti: sugli autobus noterete una altissima percentale di viaggiatori senza denti o con pochi superstiti tra le labbra. Giovani e vecchi, donne e uomini, tutti sdentati. Fate sempre attenzione: come insegna il dottor Lind, scorbuto e piorrea possono essere prevenuti con due semplici arance e un limone al dì.
- viscidume nel servizio. La customer care qui è sacra, attenzione a non violarne i precetti. Verrete spesso apostrofati con frasi melliflue come "Non dubiti, la soluzione del suo problema è nostro primario interesse" o "Sono contento di poter offrire la soluzione che stava cercando, la sua soddisfazione è il mio principale obiettivo". Consiglio ai marinai impazienti di approfittare di queste chiacchiere inutili per riempire il fornello della vostra pipa di schiuma. A tutti gli altri: non abituatevi troppo, tornati a casa i commessi torneranno a trattarvi come se vi stessero facendo un favore.
- parlare coi passanti: pare usanza comune intavolare discussioni non troppo personali con chiunque si abbia a tiro per più di 5 minuti. Se la comprensione del discorso non è impedita dal forte accento bleso e strascicato, il marinaio solitario può trovare sollievo al suo isolamento. Ai misantropi consiglio un paio di cuffie sempre nelle orecchie (anche se a volte non sono sufficienti a far desistere l'indigeno voglioso di raccontare cosa sua sorella abbia comprato da Walmart).
- bandiere dappertutto: una nazione orgogliosa, ai limiti dell'orgoglione per l'occhio disamorato dell'italico viandante, che ha dovuto subirsi 40 anni di associazione bandiera=nazionalismo=fascio. Decisamente sconsigliato l'utilizzarle come innesco per un falò d'emergenza.
- mattinieri: se il mattino ha l'oro in bocca, qui pasteggiano a lingotti. Nonostante il lavoro sia il loro primo pensiero, non è la loro prima azione: facile per l'indigeno alzarsi prima dell'alba, per svolgere le faccende di casa, andare in palestra e compiere altre attività molto gradevoli alle 5 del mattino. Tutto è spostato di qualche ora indietro (nulla di strano in un 5am-9pm come periodo di veglia). L'esperienza del buon navigatore sconsiglia l'uso di pratiche così barbare e anzi esorto la ciurma, dal mozzo al primo ufficiale, a restare nella propria amaca fino all'ultimo secondo utile.

sabato 21 aprile 2012

C'è sempre una prima volta: la prima in riviera.

E così ho affrontato la mia prima volta in riviera adriatica.
A 12 anni dal mio arrivo a Modena, dopo aver elaborato alcuni lutti importanti per un'isolana, mi sono sentita pronta ad affrontare il grande marrone.

E così non più tardi di due settimane fa mi sono lanciata nella classica gita fuori porta del "modenese medio" in primavera: passeggiata sulla spiagga, pranzo di pesce, qualche foto al tramonto, si torna a casa. un pò abbronzati, un pò appanzati dal cibo, pronti ad affrontare la coda del rientro.

E così che mi sono capitati due degli eventi più incredibili degli ultimi mesi, ma ve ne racconto uno solo, che l'altro rientra solo nell'enorme capitolo di sfighe che dopo un pò non fanno ridere nessuno.

Credevo che ormai tutti in Italia sapessero come funziona un casello: insomma, tu entri, infili il biglietto, ti dice quanto pagare, metti i soldi o la carta, la vocina in stile Cristina D'avena ti dice "ritirare la tessera!" e "Arrivederci!!!!". si alza la sbarra, ingrani la prima e via.
OK. vi torna, no?
Bene, sappiate che non sempre va cosi. ho sempre bestemmiato in coda al casello sui lentoni delle monetine, o gli utonti con il fast pay, ma mai avrei creduto che nella landa desolata all'uscita di Cattolica incontrassimo LEI, la donna incrocio tra Wanna Marchi e Orietta Berti, un essere mitologico che si narra essere approdato su terra romagnola trasportata dalla mucillagine. La trasformazione del mito popolare la identifica come Wanna Berti (n.d.a: da leggere con voce baritonale solenne e farlo seguire da un buaahaha).
Era su una macchininaviolettanonmeglioidentificata e ci precedeva al casello. All'apertura della sbarra mette la prima e avanza, noi la seguiamo mentre la sbarra si abbassa. stavamo per inserire il biglietto e pagare quando notiamo che la macchinaviolettanonmeglioidentificata si ferma subito dopo la sbarra. Scende Wanna Berti (d'ora in poi WB) che con un incedere scattante nonostante il suo sovrappeso evidente supera la sbarra e si avvicina alla macchina.
Il gruppo mare (d'ora in poi GM) si smascella e contorce dall'incredulo dolore alla vista.
WB:"state fermi state fermi ho perso una monetina"
GM:"..... 0.o ....."
macchinetta del casello: "ritirare la tessera"
portavoce del GM: "signora sposti la macchina e ci faccia uscire prima che si chiuda la sbarra!"
La specie Wanna Bertiana, ormai ammaestrata ed abituata a socializzare con gli esseri umani non si lascia intimidire dall'ultimatum del gruppo mare
WB:"aspetti aspettj forse l'ho trovata"
GM:"..... 0.o ....." [n.d.a.: si esatto, fermo immagine lungo]
WB:"vada un pò in avanti, ecco così, no, un altro pò"portavoce del GM: "signora sposti la macchina!!!!"
WB:"trovata grazie eh che mi era caduta mentre pagavo e ..."
GM (coro):"SPOSTI LA MACCHINA!"

e fu così che l'audace gruppo mare arrivo a Cattolica, riprendendosi dallo shock causato da Wanna Berti a colpi di uomini nudi (...)

A chiosa:

  • avete mai fatto caso che il mare dell'adriatico non è blu ma marrone?
  • e che il mare puzza di cozza morta?
  • e che la spiaggia è tutt'altro che d'oro?
  • no dico....


mercoledì 18 aprile 2012

Tutti a bordo

Allora leviamoli, questi ormeggi. E facciamo rotta a Nord.

Un Nord non necessariamente geografico, quanto simbolico. Uno zenith che sia meta per un’ascesa sulla mappa virtuale della nostra vita e che sia conforto durante i marosi e le bonacce che il vascello affronterà nel compierla.

Ma più importante ancora, leviamo gli ormeggi perché non è più tempo di galleggiare indolenti nelle acque chete della cala: e’ ora di gonfiare le vele, di scrostare lo scafo da mitili e conchiglie, di sentire la spuma salata sulle labbra e il cigolio di sartìe e fasciame mentre la barra vibra come viva tra le nostre mani.
Leviàmoli, perché possiamo essere Ulisse o don Abbondio, e se il primo è stato scaraventato all'inferno per aver superato le Colonne mentre il secondo nella sua vigliaccheria è tra i pochi per cui i Promessi Sposi ha un lieto fine (Sciascia), Ulisse è ciò che don Abbondio non sarà mai: un uomo libero.
Salpiamo allora, spinti dalla necessità di vedere il nostro porto e il profilo familiare della costa rimpicciolire alle nostre spalle fino a svanire oltre la curva dell’orizzonte, e di guardare oltre la prora per scoprire se la nostra Terra abbia o no un orlo oltre il quale non si può andare.

martedì 17 aprile 2012

Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno

Se non vado errando, dondolando sul meridiano di Greenwich, mi sono conquistata la posizione più a nord.  Reputo dunque giusto che spetti  a me l' ònere e l'onore di inaugurare questo privilegiato osservatorio di espatriati al nord.

Se queste considerazioni non fossero sufficienti vi basti sapere che tra una partita tra il Nord ed il Sud dell'Italia la palla va sempre al centro. Signori e Signore, io sono il Centro.


Attivate il cursore, Europa, Regno Unito, Londra.  
Il mio primo ricordo risale grosso modo alle Scuole Medie.
E’ così che imparai uno dei primi aggettivi “sofisticati” della lingua italiana. L’aggettivo era “ uggiosa”, era scritto a lettere cubitali: Londra città uggiosa.
E’ chiaro che all’autore del libro non deve essere piaciuta molto questa città;  
A me piace immaginarlo così, con le scarpe bagnate sotto un gigantesco ombrello nero, incapace di annotare sul suo taccuino da viaggio tutte le cose che ci sarebbero state da scrivere a causa di quell’acquazzone. 
E così, una volta tornato a casa, non aveva altro che descrivere il mal tempo della città ed in cuor suo, lo senti un argomento così “ inglese” che gli parve perfetto. 
Siccome la casa editrice  gli imponeva un certo numero di battute, menzionava  fantasmagorici uomini con bombetta come quelli che popolano i quadri di Magritte, che si scambiavano battute di un umorismo agghiacciante  e che si aggrappavano di corsa ad autobus rossi a due piani, vaneggiando circa una penna lasciata sopra un tavolo. 
Tutta la narrazione era poi rigorosamente condita da patate e pesci fritti; D’altro canto è risaputo che, il freddo mette fame, che anche una scarpa fritta diventa commestibile e  così avrebbe fatto digerire ai lettori anche questa inefficace descrizione. 
Restando alle pagine di quel libro è chiaro che qualsiasi idea di trasferirmi nella “città uggiosa” sarebbe stato interpretato come un segno di follia. 
Per fortuna lo sfortunato autore sotto la pioggia, si sbagliava. 

Le ragioni del trasferimento è chiaro, risiedono nell’ambizione, e non volendo descrivermi come un cervello in fuga, dirò semplicemente che sono in fuga. 
Da cosa? 
E’ chiaro, sono in fuga dall’approssimazione di un Paese dove vince quello che frega e dove la maggior parte delle persone sono convinte che delegare a qualcun’ altro colpe e responsabilità è meglio, tanto “non riguarda me e poi io ho altro da fare, per esempio, guardare la partita”. 
Poi ci si lamenta sempre  su tutto ma tutto rimane uguale perché lamentarsi è fine a se stesso. Mano sotto il mento e gesto all’infuori. Si, lo confesso, sono e sarò dannatamente polemica per cui è meglio che vi abituiate sin dalle prime battute. 
The pen is on the table ma le palle sono decisamente a terra. 

Voi direte, non completamente a torto, che la mia è una critica piena di luoghi comuni: Mi direte che c’è un’Italia che lavora, che si impegna, che desidera più equità sociale. 
Un’Italia di intellettuali, di creativi, di operai qualificati, di professionisti di eccellenza. Ed io vi dirò che lo so, che ci credo ed è proprio per queste ragioni che me ne sono andata, per continuare a fare gli interessi di quella parte di italiani sempre più esigua. 
Nel mio piccolo, io voglio portare alta una bandiera e dimostrare che ci sono italiani che fanno la differenza. In un mondo così globale bisogna saper giocare fuori casa. Di umorismo, inglese o meno,  ne occorrerà tanto ed io prometto che non ve lo farò mancare.
Il mio contributo sarà quello di illustrare nel bene e nel male, nel ridicolo e nel geniale, attraverso spaccati di vita vissuta le differenze e le similitudini con un Paese che sicuramente ha qualcosa da insegnarci almeno in termini di meritocrazia.
Meritocrazia. 
Ecco quello che sono venuta a cercare, la meritocrazia,  ecchissenefrega se per trovarla dovrò bagnarmi un pò.