giovedì 19 febbraio 2015

Italia vs Spagna: 0-1

Non sto a spiegarvi le diverse motivazioni che mi hanno portato a fare questa scelta, ma tant'è che ho cominciato a studiare la lingua spagnola, seriamente: voglio dire in una scuola, con un corso, con una madrelingua e delle compagne di corso.
L'ho iniziato pur sapendo che a breve sarebbe venuto al mondo il mio secondo figlio, e che mi avrebbe accompagnato. Il secondo nano, chiamato amorevolmente "la cozza", può vantare già diverse ore di ascolto della lingua spagnola, e per adesso sembra gradire.

Dopo una ventina di lezioni in cui abbiamo costruito le basi e i fondamentali della lingua abbiamo cominciato a fare conversazione. Voglio dire, avevamo già imparato a presentarci, a descrivere la nostra giornata, a chiedere informazioni e via dicendo, ma niente di davvero impegnativo.

Ieri sera, si parlava di viaggi: io e la mia compagna di corso concordavamo che tra le mete suggerite la nostra preferita potesse essere La Habana. Non so come ne perché siamo finite a parlare di accettazione della multiculturalità e da lì alla laicità dello stato.

La conversazione mi ha ricordato tantissimo le serate del mio secondo anno di dottorato, in cui un gruppetto di 5-6 studenti di PhD* si ritrovava una birra dietro l'altra a discorrere fino alle 5 del mattino (in settimana) su improbabili discussioni politico-sociali-religiose in italospanicoingles: lì dove non arrivava l'italiano, puntavamo all'assonanza con lo spagnolo e poi in ultimo l'inglese che metteva d'accordo tutti.

Ieri, come allora, abbiamo ripercorso la differenza tra stato laico e stato aconfessionale e di quanto fossero falsi entrambi nella pratica perché in Italia abbiamo i patti lateranensi e in Spagna un concordato con la chiesa cattolica. In Spagna come in Italia la messa domenicale viene trasmessa, e nelle scuole c'è l'ora di religione.

Mentre ormai cominciavo a sudare tutto lo zucchero a velo che ho mangiato con le chiacchere in questi giorni abbiamo deciso di passare brevemente all'italiano per spiegare all'incredula Professòra che:
  • la scuola pubblica sarebbe laica, ma ci sono ancora i crocefissi sopra la lavagna, non sono accompagnati da altri simboli religiosi in rispetto a tutte le altre possibili professioni di fede che potrebbero afferire alla scuola e che esiste un dibattito politico sul toglierli (immaginate pure una faccia di sgomento a vostro piacimento)
  • se i genitori o l'alunno decidono di non far fare religione, gli alunni hanno un'ora libera di gioco (per le materne) o un'ora di studio assistito che vale a dire ore in cui l'alunno può decidere di approfondire (massèè) o fare studio personale, ma comunque ogni scuola fa da sé.

La nostra insegnante ci ha spiegato che nelle scuole pubbliche in Spagna non c'è il crocefisso (0-1) e che l'ora libera veniva utilizzata per l'insegnamento di una materia che somiglia molto alla nostra, ormai defunta, educazione civica. Stavo per mettere il secondo goal assegnato alla Spagna, quando una precisazione ha lasciato il punteggio sullo 0-1: con l'avvento del Partito Popolare questa risorsa è stata soppressa.

Il modello è sempre lo stesso: coltiviamo dei caproni, ma forse in Spagna qualcosa si salva.


Sono tornata a casa, ho baciato sulla fronte il nano grande e ho pensato quanto sarà difficile per lui intraprendere e portare avanti la strada del pensiero individuale e critico. Spero di riuscire ad aiutarlo.


*uno di loro adesso scrive un blog molto carino, in spagnolo