lunedì 17 giugno 2013

Siamo nati in Italì

Volevo scrivere un post sui nostri 7 giorni in vacanza, nella civilissima Inghilterra, tra il Kent e il Wiltshire, e delle rose di Portobello Road, visto che a detta di un Londoner. orgoglioso delle sue origini irlandesi, "London is not UK, London is London", della guida a sinistra, dei parcheggi park and ride pieni di ciclisti, di come sono belle le campagne inglesi nelle giornate di sole, e ventose. Dell'amore appena sbocciato tutto cuori ed insalata.

Insomma il solito temino da vacanze.
Quindi questa volta no.

La vacanza è stata bellissima e nuova, visto il terzo passeggero che funge da puntualissima sveglia alle 6.30 del mattino, ma sono rientrata con l'amaro in bocca.
Ho impiegato qualche giorno a realizzare a cosa esattamente fosse dovuto, provo a buttar lì qualche idea volante.

A me questa storia dell'estero piace tanto. Da buona italiana sono sicuramente affetta da esterofilia cronica, (chè poi vanno talmente dimmerda le cose qui, che ci vuol poco, ma sorvoliamo), mi piace viaggiare e conoscere tutti i costumi del luogo, mangiare le cose del posto, adattarmi agli orari del posto (compresa la cena alle 18), e guardo sempre con ammirazione la civiltà, con tolleranza le distorsioni.
Però l'Italia è un bel paese ed è sempre bello quando torni a casa, anche se ti ritrovi tra uomini medi (di media statura, media stazza, media cultura, media fede).
Ritorni e sei felice di tornare, ma poi trovi una nazione in cui le persone che escono fuori dal coro e fuori dalla media, partono, smettono di lottare, di scontrarsi con la medità e con la frustrazione di vedere i propri meriti o le proprie ambizioni puntualmente non riconosciute. Ritrovi insomma il contenitore, senza il suo bellissimo contenuto.


Una perenne diaspora, che porta le persone dal Sud al Nord, e dal Nord al Nord Europa, al Nord America e così via.
In questo modo, a 12 anni (mi avvio ai 13 compiuti) dalla partenza dalla mia isola vivo in una città che sento completamente mia, ma che, fatta eccezione di un gruppo sparuto di amici che si contano su due mani (e non esagero), si è svuotata di tutte quelle persone che per otto anni hanno fatto il mio mondo. 
E queste persone sono tutte all'estero, con pochissime possibilità di rientro. Un pò come le mie di ritornare nella mia terra.

Ok, avrò un sacco di porti franchi in cui riparare, volti amici da rivedere in varie parti del mondo, ma che te ne fai di una scatola di biscotti vuota quando non sei abituata a fare in casa i biscotti? Mia madre (negata in cucina) usa la vecchia scatola di latta dei biscotti al plasmon per contenere i lucidi e le spazzole per le scarpe... 

Così ho salutato una di queste persone, felice per la sua vita, ma con l'amarezza di essere da sempre in luoghi lontani, e di tornare a guardare un fondo di latta.