martedì 22 maggio 2012

Verità nascoste


A volte è più facile offrirsi per un giro di chiglia che guardarsi negli occhi mentre lo steward passa il rasoio sulla nostra gola. E non per la mano del buon Tooms, che è più ferma della stella polare, ma perché ci sono cose che non è facile ammettere con sé stessi, piacevoli o no che siano.
Sono sempre stato orgoglioso della mia intelligenza. L'ho sempre considerata sopra la media e ho cercato di tenerla affilata e di fornirle più materiale possibile su cui lavorare. E, Giano Bifronte, sono sempre stato insicuro, pronto a ritenere i miei colleghi e i miei conoscenti più dotati e preparati, almeno fino a prova contraria.
Un amalgama instabile di superiorità ed insicurezza.
Poi, un giorno, mi trovo ad un simposio. Il tema sono le scelte di carriera: dove e come spendere la preparazione che abbiamo accumulato: professore in Accademia, o nell'industria farmaceutica; magari giornalista scientifico o nella food industry (ad libitum).
Novecento postdoc da ogni parte del mondo, molti americani, ma anche tanti asiatici, europei, sudamericani...
Gente in gamba, tantissime personalità di tipo A (soprattutto tra gli americani, ma loro giocavano in casa).
Non stiamo parlando di Harvard, o di una selezione della Singularity, o della NASA, ma comunque tanta gente in gamba. E mi ci trovo bene. A bene pensarci, mi sono sempre circondato di persone così. (non solamente, ovvio. ma spesso, e tante)
Il simposio inizia, e le parole dello speaker mi colpiscono come un schiaffo. Dice che è sempre stato molto sveglio, che è abituato ad essere il più sveglio. Poi ci guarda e ci dice: "You are accustomed to be the smartest person in the room, otherwise you wouldn't be here*".
Scherzare per convincersi di qualcosa aiuta a superare le insicurezze, magari anche un senso di altezzoso orgoglio.
Ma con oggi la smetto. Continuerò a scherzare e a guardare al contempo gli altri dall'alto in basso o, come mi è stato spiegato da una amica, dalla nuvoletta su cui mi sono ritirato per fare Dio**. Ma non dubiterò più che questo sia vero. Non sarò sempre il più intelligente nella stanza***. Ma molto, molto più spesso di quanto io mi sia davvero permesso di credere.

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* e comunque, sul lavoro, l'importante non è essere il più intelligente del gruppo, ma assicurarsi che gli altri non siano scemi (e se sono pure più svegli di te, meglio ancora)
** a breve riporterò manoscritto trovato in una bottiglia con le sagge parole della mia amica
*** per la verità ho la fortuna di essere cresciuto con un gruppo di amici, arricchitosi nel corso della mia vita, estremamente intelligenti. Alcuni sarebbe in effetti più corretto definirli fottuti geni. La cosa ha fatto molto bene alle mie sinapsi e mi ha dato una visione decisamente alterata della popolazione media, visione che ha iniziato ad avere la prima vistosa crepa negli ormai aboliti "tre giorni". Poi la crepa si è allargata, oh si.
 

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