martedì 19 giugno 2012

L'ospite inatteso o bisogno di piacere

[Un post che sa di già detto. Forse solo perché macero queste idee da anni]
Stamane ho aperto gli occhi nella mia cabina, e non ero più solo.
Mi sono raggiunto.
Per quanto lontano sia andato, alla fine mi sono trovato.
Gli uomini e le donne: ho un amico che non si è mai fatto abbindolare. Il vecchio luogo comune della bella donna che, solo per il fatto di esser tale, ammorbidisce l'interlocutore maschio e ottiene una considerazione diversa, con lui si è sempre infranto. La stupidità è sempre venuta per prima, il bel faccino poi. L'ho sempre stimato per questo.
Io purtroppo non ho un piglio così netto.
E tante volte in passato ho tollerato idiozie da persone che fossero state meno gradevoli a vedersi si sarebbero viste trattare con la loro giusta dose di disprezzo*.
Ora ho dovuto riconoscerlo anche a me stesso: io devo piacere a chi ritengo piacevole. A tutte.
Uno smodato bisogno di essere approvato dal giudizio di persone carine (ma che spesso non stimo perché sono appunto solo quello, carine).
Facendo interviews per la mia PI, ho dovuto esaminare una ragazza scozzese, bionda, triatleta, occhi azzurri e viso perfetto. E dentro, il vuoto.  
Stroncarla mi è costato fatica. L'ho stroncata, ma il punto è che mi rendo conto avesse avuto un aspetto diverso, l'avrei fatto molto più facilmente.
E allora ti chiedi perché:
perché ogni volta che una ragazza ti dice che è fidanzata, senti un moto di stizza? 
perché in questo nuovo mondo hai conosciuto quattro uomini e quindici donne?
E soprattutto, perché hai il bisogno di piacergli? Loro non ti piacciono, non in quel senso. Non te le porteresti in cabina, non le vorresti attorno quando sei da solo, non ti interessa passare del tempo con loro. Però vorresti che loro lo volessero. Nonostante tutto.
Questa maledetta sindrome da harem, da dove diavolo ti arriva? Come possa sentirmi tanto pieno di me e al contempo bisognoso di  conferme altrui, non lo so. Ad un altro mio compagno ho sempre rimproverato di essere amico di tutti, e di considerare tutti suoi amici. Anche gli stronzi. Eppure, io, pur non amando un sacco di persone, non ho mai avuto vere e proprie inimicizie o faide**. Non ho mai (metaforicamente o meno) sputato in faccia ad un nemico***. A differenza del mio compagno, non trovavo tutti simpatici, ma mi erano indifferenti. Forse perché se ti metti a sputare, ti sputeranno indietro. E questo comprometterebbe l'illusione di essere perfetto e mi farebbe rileggere tutto me stesso sotto luce diversa. 
Sana, sana rabbia verso la gente io non la provo.
E tutto è molto morbido verso gli sconosciuti, molto invitante. Trasformista e camaleonte, per dire quello che si pensa abbiano voglia di sentire, per rendere piacevole la mia persona. E di conseguenza, celarla totalmente.
Lo vedo sempre più. La domanda è: sempre più perché è in aumento, o perché sto imparando a notarlo?
Analizzando poi il problema ad un livello più ipotetico: il bisogno di conferme mina alla base qualunque rapporto che voglia essere paritario. Poiché io, come i liquidi, prenderò la forma che troverò, e non mostrerò mai davvero i miei spigoli, le mie ruvidità; non perseguirò i miei desideri e le mie esigenze. Non si va molto lontano.
Chi mi conosce davvero? Pochi. Troppo pochi.
Dunque, mi sono raggiunto, e mi sono portato in regalo il mio vecchio bagaglio di insicurezza e di insofferenza.
Ora resta da vedere come mi accolglierò.

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* e questo è niente. Quando voglio attorcigliare davvero le frasi, poi mi ci perdo pure io.
**o quasi. Forse una. Ma comunque niente rabbia. 
***In un manoscritto trovato in un a bottiglia, una mia amica enuncia quatto approcci verso gli altri. Lo posterò, poiché non sono sani, e ne devo prendere le distanze.


 

2 commenti:

  1. Io la frase con il * l'ho dovuta rileggerla 3 volte...ma forse è una mia tara mentale...

    Accoglierai l'ospite inatteso con un vecchio amico, e siccome lo riterrai alla tua altezza, lo aiuterai.

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  2. ah e comunque, sei più emo di me :-P

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