sabato 20 luglio 2013

Un estraneo alla ricerca di una nuova rotta


A volte, il sabato, amo fare lo spettatore e osservare lo spettacolo del mondo. Sono quelle giornate precedute da un venerdì molto intenso, che si sono concluse con una bella serata lieta, finita alle quattro del mattino. Una lunga mattina di sonno mi fa aprire gli occhi al sole e da lì inizia lo spettacolo. Vivo la giornata senza parlare con nessuno, esco, faccio spesa, vado al parco, leggo, in una sorta di estraneità rispetto al mondo. Il tempo di questi sabati è infatti dilatato o sospeso; vissuto senza orari e senza impegni mi permette di essere uno spettatore della mia stessa vita e vederla dall'esterno.
E' così che ho maturato la riflessione che segue. Ho l'impressione di non avere fatto parte delle età che ho già vissuto. Se osservo i ventenni di oggi e li guardo, mi sembrano una razza aliena della quale io non ho fatto parte. Non ho vissuto le loro esperienze e tuttavia mi sento in sintonia con loro ora, come non lo sono stato quando avevo la loro età, pur notando che ho un'esperienza della vita che a loro manca e in qualche modo mi differenzia. Ma per ciò che riguarda la loro vita interiore, la voglia di giocare con gli avvenimenti della vita, il senso di fiducia verso il futuro e di atteggiarsi come se avessero ancora tutto il tempo del mondo (e in effetti è così), li sento molto vicini. Ma questo non era quello che pensavo alla loro età.
Allo stesso modo, durante l'università, provavo una comunanza con i liceali che mi è sempre stata del tutto estranea negli anni dell'adolescenza. Sembra di vivere ogni stagione della vita con un passo di ritardo rispetto a quello che la natura aveva previsto e questo mi rende in qualche modo un apolide temporale. Vivo sempre un tempo che non è il mio e lo trovo riflesso nella generazione che mi precede, come una macchina del tempo che mi ha trasportato nel futuro.

Ora che vivo i miei trent'anni, temo non vivrò ciò che normalmente si fa a trent'anni, ma quando ne avrò quaranta guarderò i trentenni e mi specchierò in loro e così via fino alla fine del mio tempo. 
Mi trovo ora ad un nuovo capitolo che mi porta un po' più a nord, verso un nuovo lavoro e una nuova vita. E ancora una volta mi sembra di vivere un tempo diverso da quello dei coetanei che ora stanno mettendo radici.


Posto davanti all'offerta del venditore d'almanacchi di Leopardi, chi non vorrebbe rivivere la propria vita? Il vero sogno non è l'immortalità ma la reversibilità: lo scoprirmi la brutta copia del tema che sto scrivendo; cancellare, allungare, modificare il passato; risistemare le frasi ora che il pensiero s'è delineato con chiarezza. Se poi mi dovessi accorgere che anche così la vita non funziona a dovere, tornare indietro di nuovo sino ad ottenere una sinfonia di variazioni sul tema di me stesso. Questo sogno irrealizzabile serve forse, assieme alla nostalgia delle occasioni perdute, a sottolineare che straordinario miracolo siano quelle colte, le imprese realizzate, i rari sogni attinti.
Per questo vado a nord.
L'ozioso